lunedì 12 dicembre 2011

Avete fatto l'albero-borsa?

Questo weekend ho fatto l'albero di Natale, il solito da anni: la mia anima eco-sensibile non mi permette di comprare alberi finti nuovi. Quello che ho è un po' sgangherato, ma va bene lo stesso. In compenso potrei fare un pensierino su questa Ideas che vedete qui a lato. Vista così sembra una normalissima borsa, certo un po' particolare, ma comunque una borsa, e, invece, le cose non sono mai quello che sembrano. Perchè si tratta di una "borsa-albero": in poche mosse (come potete notare qui sotto) si trasforma in un vero e proprio albero di Natale da appendere e decorare con materiale riciclato, ovviamente. E' realizzata con teloni di pvc riciclati, come tutte le borse di Ideas, ed è composta da tre tasche sovrapposte separabili. Il segreto per trasformarla in albero? Le due pochette nascoste nell'interno che si trasformano in tronco e punta. E i decori? Armatevi di forbici e ritagliate i pezzi di pvc colorato in dotazione della forma che più vi piace e applicateli sulla borsa con il nastro adesivo di carta. Buon Natale Sostenibile!

 


Piove? Apriamo una borsa!


No, non mi prendete per pazza. Quando piove non bisogna più aprire un ombrello ma una borsa. Oggi a Milano piove e navigando in cerca di notizie curiose ho fatto una bella scoperta. La stilista new yorkese Catherine Edouard Charlot, nata ad Haiti, ha creato una linea eco-friendly di abbigliamento ed accessori, tra i quali anche borse, fatti con il materiale recuperato dai vecchi ombrelli, una materia che si trova abbondantemente per le strade di New York dopo i giorni di pioggia. Il suo brand si chiama Himane (questo è il suo blog) e la produzione avviene tutta a Brooklyn: più km 0 di così! Lei ha studiato a Verona e il 10% dei proventi delle sue creazioni serve per finanziare un fondo per la creazione di una scuola di moda e design ad Haiti. Catherine non voleva che i tessuti per le sue creazioni arrivassero da paesi lontani inquinando ulteriormente l'ambiente a causa dei viaggi di trasporto oppure che provenissero da processi produttivi inquinanti o, peggio ancora, che sfruttassero il lavoro minorile. Da questi prinicipi l'idea, che trovo geniale, di usare il tessuto di ombrelli mezzi rotti per farne delle borse, così quando piove sono anche impermeabili. Quindi, a cosa serve l'ombrello?


giovedì 1 dicembre 2011

La Bolsina: dall'hotel alla borsa

Qualche settimana fa ho segnalato sulla pagina facebook di questo blog (se non avete ancora cliccato su "Mi piace", fatelo!) l'evento Change Up, il salone dei nuovi consumi che si è tenuto al Superstudio Più, in via Tortona 27, Milano. Curiosando sul loro sito per vedere gli espositori ho scoperto il brand La Bolsina. Si tratta di un marchio giovanissimo, di appena un anno e mezzo, pensato e progettato da Margherita Vaghi e Nicola Bellomo. Le borse che vedete qui a fianco fanno parte della loro collezione e visto che questo blog parla di borse realizzate con materiali di riciclo è arrivato il momento di svelarvi con cosa sono fatte. Margherita ha un papà che si occupa di arredamento di alberghi e un bel giorno ha deciso di entrare nel suo magazzino scoprendo così un tesoro immenso: metri di stoffa per poltroncine, sedie, tende, pareti che per svariati motivi non potevano essere più utilizzate. E allora le si è accesa una lampadina: perchè non usarli per farne delle borse? Ed ecco nascere La Bolsina, che prende il nome dalla parola spagnola per borsa, "bolso". A mio avviso il risultato è molto raffinato e non ha per niente l'effetto tenda o moquette (un rischio che si può correre utilizzando tessuti di questo genere). Qui sotto potete vedere la poltroncina da cui è stato preso il tessuto per fare la borsa.


Margherita Vaghi a Change Up, durante il workshop "Moda responsabile tra etica ed estetica", moderato da Francesca R. Rinaldi, ha raccontato di come la difficoltà stia nel modellare i tessuti di cui è in possesso: alcuni hanno 30 anni, alcuni sono di natura difficili da usare. Quindi lei e il suo socio (che si occupa di fare a mano i campioni di stoffa) partono sempre dal tessuto e poi pensano ad un modello di borsa adatto. A Margherita, in particolar modo, piacciono i tessuti più vecchi, quelli che hanno una storia, qualcosa da raccontare, e una grafica interessante. La produzione è tutta italiana, o meglio lombarda, visto che si appoggiano ad un laboratorio di Cormano (provincia di Milano).

Il mio oggetto del desiderio del momento è la borsa qui sotto: l'ho vista nel loro stand a Change Up e me ne sono innamorata. C'è anche sui toni dell'azzurro, dell'arancione e del marrone.