Due settimane fa a Milano c'è stata la nona edizione di "Fa' la cosa giusta!", un importante evento dedicato al consumo critico e agli stili di vita sostenibili. Come mia abitudine ho fatto un salto, concentrando la mia attenzione soprattutto sul padiglione dedicato alla moda critica. La fiera è stata organizzata dall'associazione Terre di Mezzo, la stessa che organizza So Critical So Fashion (ne ho parlato qui). Ovviamente ero in cerca di borse fatte con materiali di riciclo un po'
particolari e le mie aspettative non sono andate deluse perchè tra gli
espositori, oltre a Garbage Lab e a Mnmur (marchio torinese che produce
borse con camere d'aria), ho fatto due piacevoli scoperte (e acquisti!):
La Tilde e Kevlove.
La Tilde è un brand che nasce nel cuore delle Langhe (più precisamente ad Alba), per mano di Laura e Daniela Garello, e di Mari Barroero. Sempre nella filosofia del "non si butta via niente" La Tilde crea, con scampoli di tessuti e telefoni (sì, avete letto bene: telefoni), delle borse che mi hanno colpito appena le ho viste. Non potevo certamente esimermi dal comprarne una: la Phone Bag n°42 (che vedete qui a fianco). Il modello, come tutti gli altri, è unico e il disco del telefono, di colore blu (cosa rarissima, come mi ha detto Mari), ruota ancora perfettamente! Qualcuno forse si starà chiedendo (come ho fatto anch'io) se portare la borsa a spalla sembra scomodo. Sembra, appunto. La borsa può essere indossata tranquillamente come la porto io nella foto poichè la cornetta (come mi ha fatto notare la gentilissima Mari) è una di quelle ergonomiche fatte apposta per le segretarie che avevano l'abitudine di metterle sulle spalle per mantenere "artigianalmente" in attesa gli interlocutori telefonici. :)
Il mio secondo acquisto, invece, l'ho fatto nello stand di Kevlove, un marchio che avevo già intravisto all'Artigiano in Fiera a dicembre. Si tratta di un brand nato sulle sponde del Lago di Garda dall'estro creativo di Elena Filippini che realizza borse fatte con le vele delle barche recuperate in ampie quantità nella veleria di famiglia fondata nel 1959 da suo padre, Gino Filippini. I materiali utilizzati sono nylon, carbonio, kevlar, ganci, corde: col tocco femminile di Elena si trasformano in borse, gioielli, accessori e complementi d'arredo. Il nome Kevlove è composto dal termine "kevlar" (tessuto) e "love" che sta per amore/passione dai quali è nato il progetto. Come mi ha raccontato Elena, l'idea è nata improvvisa. Aveva bisogno di una pochette per un matrimonio e avendo fretta di trovarla, la sorella le ha detto: "La pochette è qui, nella veleria. Hai tutto il materiale per farla". Con un tessuto ed una corda Elena è riuscita a confezionare un accessorio apprezzato da tutti gli altri invitati. Da lì è iniziato tutto.
Le borse Kevlove sono di tantissimi modelli e dimensioni: piccole, grandi,
grandissime, ma soprattutto resistenti proprio perchè fatte di materiali che la loro
prima destinazione d'uso sottopone ad acqua e vento. Da quando l'ho comprata non l'ho più mollata: è spaziosa, comoda sia da portare a spalla che a tracolla. In questi giorni di pioggia primaverile imprevista posso stare tranquilla per tutti i miei oggetti contenuti nella borsa, grazie alla sua impermeabilità. :)
Ringrazio Mari Barroero per La Tilde e Elena Filippini per Kevlove, per le chiacchierate e il tempo che mi hanno dedicato e che mi ha permesso di scoprire due nuovi marchi. Spero di averle presto mie ospiti in questo blog :-)
Entrambe molto belle. Preferisco quella con il disco del telefono! Il fatto che il disco ruoti è davvero una chicca :)...io la comprerei anche solo per quello!!!
RispondiEliminaGiusy
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